LE MODIFICAZIONI DEL CONTESTO

Per poter comprendere i cambiamenti di un servizio è necessario esaminare i cambiamenti del sistema in cui è inserito. Dalle prime riflessioni condizionate principalmente dalle diverse pressioni che venivano esercitate nei confronti del servizio da parte delle Pubbliche amministrazioni, dagli operatori dei servizi, dalle persone in difficoltà e dai loro parenti, è emersa la ne-cessità di fare un quadro chiaro dei cambiamenti degli ultimi anni.

Analisi del contesto socio-economico del Nord Milano nel periodo 2009-2010

Dalla fine del 2008 l’Italia, come buona parte del mondo occidentale, si trova in una situazione di crisi prima finanziaria, poi economica, che ha intaccato in modo significativo il tessuto produttivo nazionale e in particolare quello locale. Alcuni dati possono dare la dimensione del fenomeno:

I fenomeni di delocalizzazione legati, in parte, alle crisi aziendali e al costo del lavoro hanno portato ad un processo di sosti-tuzione e alla diminuzione della domanda di lavoro per le attività produttive a bassa specializzazione. Tali attività risultavano essere i luoghi privilegiati di collocamento per persone con bassa scolarità o limitate dal punto di vista delle risorse cognitive.

La flessibilità produttiva a cui sono chiamate le aziende per restare sul mercato in un periodo di forte instabilità economica, di conseguenza obbliga i lavoratori a sviluppare competenze trasversali e capacità di adattamento.

Una conferma di questa evoluzione del mondo del lavoro è riscontrabile nei dati rilevati dalla Provincia di Milano, che ha analizzato i profili professionali offerti dalle aziende con cui collabora e dai quali emerge che l’80% delle mansioni offerte presentano elevata specializzazione oppure competenze relazionali oppure ancora richiedono l’uso del personal computer, mentre soltanto il 20% delle posizioni di lavoro offerte è di carattere generico.

Le aziende chiedono ai lavoratori livelli sempre maggiori di autonomia e orientamento al “problem solving”, si aspettano capacità di controllo dei processi, creatività, responsabilità, abilità relazionali; assistiamo quindi ad una forte diminuzione delle richieste di profili lavorativi di tipo esecutivo.

Secondo la Banca d’Italia, la crisi ha colpito in modo profondo le piccole imprese, che non hanno ancora registrato miglio-ramenti di rilievo. Le produzioni più colpite sono state quelle della meccanica (-11,0 per cento), del tessile (-11,1) e del legno (-10,1).

Le realtà a gestione familiare o con dimensione ridotta sono sempre state una risorsa per l’inserimento lavorativo di per-sone svantaggiate poiché permettevano la costruzione di un clima di lavoro particolarmente accogliente. Spesso, anche se non obbligati dai dispositivi di legge, i piccoli imprenditori si sono dimostrati disponibili ad assumere persone disabili riuscendo a valorizzare le loro specifiche competenze. La crisi del sistema mette in difficoltà una pratica consolidata nel tempo.

In questo quadro economico anche le cooperative sociali, luogo preposto per eccellenza all’inserimento lavorativo di per-sone con difficoltà sociali e personali derivanti da fenomeni di emarginazione o handicap, si trovano in difficoltà data la di-minuzione di appalti e le possibilità di sviluppo; alcune hanno aperto situazioni di cassa-integrazione o sono addirittura a ri-schio di chiusura. Tutto questo sta determinando l’interruzione del rapporto di lavoro di persone svantaggiate e disabili e la paralisi rispetto ai nuovi ingressi.

La legge 68, strumento principe per l’inserimento di persone invalide, registra inoltre con l’apertura da parte delle aziende dello stato di crisi, mobilità, cassa-integrazione, la sospensione degli obblighi di assunzione e ciò ha creato, di fatto, negli ul-timi mesi un blocco al processo di integrazione.

Un altro aspetto di grande rilievo per le profonde trasformazioni sociali che esso comporta riguarda la precarietà del posto di lavoro. La globalizzazione e la rapidità delle trasformazioni che si verificano oggi nei contesti lavorativi creano una situa-zione di forte instabilità: il “posto fisso” è ormai un retaggio del passato. La diffusione di contratti atipici e l’instabilità del gruppo di lavoro non permette di ragionare sull’inserimento della persona disabile in un clima sereno e solidale (precarizza-zione del rapporto di lavoro = precarizzazione della relazione tra lavoratori), inoltre la crisi economica determina la caduta della solidarietà tra lavoratori e un clima poco accogliente.

Infine, un ultimo elemento rende meno favorevole il lavoro di inserimento: il blocco delle assunzioni da parte degli enti pubblici che dal 2011 avranno la possibilità di procedere con una nuova assunzione solo di fronte alla cessazione di cinque contratti di lavoro.

L’epoca del “traumatismo diffuso”

Feriti dall’ansia, sempre più fragili e minacciati, spaventati da un futuro che sembra digrignare i denti, stiamo attraversando l’epoca del “traumatismo diffuso”. Sullo sfondo c’è da tempo quello che gli psicoanalisti definiscono “un contesto di morte” - le mattanze dei terroristi, le malattie, le guerre, le catastrofi climatiche - ma ora c’è di più e più da vicino: c’è la recessione eco-nomica trainata da una tempesta finanziaria globale per molti versi incomprensibile.

Fu nel ’29 che si parlò della Grande Depressione, due parole appropriate per indicare quella drammatica crisi economica che sconvolse il mondo.

La stessa espressione può essere riproposta oggi, ottant’anni dopo, in termini anche psicologici: depressione è, certo, parola tra le più abusate, ma senza dubbio si coglie la diffusione di sfiducia profondissima, di assenza di ogni sana vitalità, di senso della prospettiva, c’è un calo verticale di energie. Il sentimento profondo della paura crea una frana della coscienza di sé, mentre si accumulano le tonalità più oscure dell’umore, una specie di malmostosità, di nero di seppia, che monta e diventa sempre più pervasiva.

In genere le vittime provano un sentimento di vergogna senza colpa, e naturalmente questo vale anche per le vittime della crisi economica. Chi non trova lavoro, chi lo ha perso o rischia di perderlo si sente proprio colpevole. Siamo in presenza di un trauma così destrutturante che spazza via ogni equilibrio precedente. Chi ne è colpito, ha una grande difficoltà a dare un senso al suo dolore e tende ad attribuirsi la responsabilità di quanto sta vivendo, imputandola alle proprie personali incapacità o insufficienze, agli errori compiuti nel corso della vita - mentre invece il fenomeno è davvero collettivo e va ben oltre le forze del singolo.

In questo contesto il tema delle nuove povertà oggi è di straordinaria attualità: la crisi economica non ha ancora espresso tutti i suoi risvolti negativi nei confronti di gruppi di popolazione fragili o infragiliti dalla crisi stessa. L’anno 2010 è stato l’Anno Europeo di lotta alla povertà e all’esclusione sociale. Con il termine “nuove povertà” si fa riferimento ad una povertà non più solo intesa come condizione economica oggetti-vamente misurabile, ma come senso di insicurezza, di instabilità, una zona grigia sempre più ampia dove povertà è anche fra-gilità di relazioni, precarietà lavorativa, insicurezza sociale, malattia, inadeguatezza ad un sistema dominato dalla competiti-vità e dalla produttività.

L’esclusione sociale si riferisce infatti a una coincidenza di posizione economica marginale ed isolamento sociale.

I nuovi poveri sono le persone che hanno perso il lavoro e, esaurita la stagione degli ammortizzatori sociali, non hanno nuove opportunità lavorative; le famiglie monoreddito; le persone anziane con pensione minima. Ma il fenomeno delle nuove povertà si manifesta anche con la presenza in crescente aumento dei senza fissa dimora; delle persone affette da dipendenza da alcol, droga, gioco; da madri sole in difficoltà; da malati mentali; da ex carcerati.

I servizi per l’integrazione lavorativa

Nel contesto sopra delineato, i servizi per l’integrazione lavorativa promuovono l’integrazione lavorativa delle persone disabili e esposte a rischio di esclusione sociale

L’incontro tra la persona svantaggiata e/o disabile ed il lavoro avviene attraverso mediazioni sociali di diverso tipo, svilup-pando veri e propri sistemi, ciascuno con una propria identità ed una propria metodologia. Nel contesto regionale i servizi di inserimento lavorativo dei cittadini disabili sono realtà eterogenee che afferiscono al mondo dei servizi sociali pubblici o del privato sociale.

Le strutture presenti nel territorio regionale appartengono ad alcune tipologie:

La maggior parte dei servizi è finanziato da trasferimenti pubblici ordinari (si tratta soprattutto delle strutture pubbliche), dal Fondo Regionale per i disabili e dai Piani Provinciali, mentre l’auto finanziamento e i finanziamenti privati riguardano solo la minoranza dei servizi.

Il primo problema del variegato mondo dei servizi di integrazione lavorativa è la sua riconoscibilità e visibilità: le identità diverse creano delle difficoltà ai disabili e alle loro famiglie, alle aziende, agli altri servizi specialistici, che devono imparare a conoscerli, orientandosi in un mare magnum di risorse. Va sottolineato però che l’insieme di queste strutture seppur etero-genee si caratterizza per un forte radicamento territoriale, in grado di mobilitare risorse umane tendenzialmente qualificate. Pur utilizzando metodi diversi, i servizi sono comunque in grado di raccogliere informazioni sulla motivazione al lavoro dei soggetti disabili, sulla loro capacità di riconoscersi capacità, sull’autostima, sul piacere/la soddisfazione che il soggetto è in grado di mettere in campo nel portare avanti una eventuale esperienza lavorativa, sulla capacità di fronteggiare situazioni complesse, di tollerare frustrazioni ed errori, di accettare regole, di saper comunicare/ascoltare, sulla flessibilità, sulla tenuta e l’attenzione, sulla capacità di acquisire una mentalità lavorativa.

I servizi possono essere in grado di valutare la necessità di interventi specialistici (sanitari, riabilitativi, psichiatrici, assi-stenziali ecc), aiutando il soggetto a districarsi in un mondo sempre più complesso, che spesso motiva confusione e disorien-tamento. Inoltre alcuni servizi affiancano il nucleo familiare, che spesso si presenta poco attrezzato di fronte all’importante rito di passaggio che l’integrazione lavorativa prevede, ed è bisognoso di un supporto tecnico che lo aiuti ad elaborare il vissuto di inadeguatezza che può determinare un eventuale insuccesso nel processo di integrazione lavorativa.

I servizi propongono alle aziende e ai soggetti tirocini formativi che garantiscono un avvicinamento mediato alla esperien-za lavorativa; offrono il tutoraggio e la consulenza e sono risorse preziose per le imprese, che vengono sostenute nel processo di integrazione lavorativa della persona disabile.

La trasformazione dei servizi di integrazione lavorativa

La grave crisi economica di questi ultimi anni ha, come abbiamo già documentato, cambiato gli assetti sociali del nostro paese; questi cambiamenti hanno avuto e continuano ad avere una ricaduta diretta su enti che operano a stretto contatto con il mondo del lavoro e con i servizi. I servizi alla persona in tale situazione si trovano sempre più sotto pressione, costretti a dare risposte a bisogni sempre più pressanti ed eterogenei. Gli accessi ai Servizi sono aumentati in modo significativo e provengono da un’area di disagio che non riguarda solo determinate categorie sociali; quotidianamente i servizi devono fronteggiare le sempre più numerose ri-chieste tra sostegni in denaro per famiglie con problemi di reddito, contributi affitto, spesa e integrazione al reddito. Ad aggravare questa situazione si aggiungono i pesanti tagli agli enti locali e alle Regioni, la cancellazione del Fondo nazio-nale per il welfare, del Fondo per la famiglia e del Fondo sociale nazionale.

In conclusione è evidente che la crisi ha un impatto dirompente sulle politiche sociali dei Comuni che devono far fronte ai consistenti tagli subiti anche negli altri settori, nel generale stato di sofferenza della finanza locale. Il risultato altro non può essere se non una riduzione dei servizi sociali e del livello di copertura della popolazione fragile.

Nello specifico abbiamo assistito in questi ultimi anni ad un progressivo e inesorabile “impoverimento” di risorse da parte dei servizi che si trovano nella condizione di non poter dare reali risposte ai crescenti bisogni sociali della popolazione (tagli sui servizi di carattere socio - educativo, riabilitativo e di reinserimenento, impossibilità di erogare contributi economici).

In questo quadro i servizi di integrazione lavorativa si trovano sempre più spesso nella situazione di vedersi delegare ruoli e compiti che si distanziano dall’iniziale mandato istituzionale, proprio a causa della difficoltà dei servizi di rispondere alle molteplici e mutevoli domande sociali. Anche i servizi specialistici come Noa, CPS e Sert, stanno vivendo un momento di grave difficoltà a causa dell’esaurimento delle risorse economiche messe a disposizioni da Regione, Provincia ed Enti comunali, si riscontra una sempre maggiore fatica nel reperimento di risorse adeguate da destinare, ad esempio, alle dipendenze, nell’ambito dei piani di zona (L. 328) onde e-vitare una “guerra fra poveri” per la distribuzione delle risorse nella applicazione della legge.

“Il sistema Dote”

La Regione Lombardia ha istituito da alcuni anni un sistema di erogazione dei contributi agli enti accreditati che si centra sul persona da inserire, ma che evidenzia alcune difficoltà. In primo luogo il Sistema Dote pensato per l’accompagnamento delle persone disabili abbandona il vecchio sistema progettuale che permetteva di creare azioni di sistema che potesse incidere, ol-tre che sul singolo individuo, anche sulla rete dei servizi e sul territorio.

In secondo luogo, ponendo fortemente l’accento sull’assunzione della persona, senza la quale una grossa fetta di finanzia-mento non viene erogato all’ente che ha seguito il processo, si obbliga, di fatto ad una selezione preventiva del disabile, infatti quale ente accetta di esporsi economicamente per cercare di inserire al lavoro una persona molto debole? Si elimina, di fatto, un’intera categoria di azione, quella dei tirocinio formativi e propedeutici che permettono a chi non è particolarmente stru-mentato di crearsi una propria professionalità per ambire, in un secondo momento all’assunzione. Il Sistema, inoltre, fallisce il suo obiettivo di porre la persona al centro poiché la sua struttura rendicontativa e attuativa è molto rigida e mal si relaziona con la necessaria flessibilità che un intervento di accompagnamento richiede.

Allo stesso modo, il sistema dell’accreditamento per l’erogazione dei servizi ha portato alla moltiplicazione dei soggetti in gioco, con l’aggiunta di diverse agenzie di intermediazione lavorativa, e alla frammentazione dei servizi con una conseguente diminuzione della loro capacità di incidere sul contesto.

L’attuale Piano Provinciale milanese per l’Inserimento dei Disabili, EMERGO, seppur con meccanismi diversi, ha però re-cepito in buona parte lo schema di intervento proprio della Regione recuperando però l’aspetto del tirocinio formativo.

Nello stesso periodo si è assistito all’esaurimento di un’altra linea di finanziamento che in passato affiancava e sosteneva i servizi per l’inserimento lavorativo: la l. 45/99 per le politiche sulle dipendenze. Fino a pochi anni fa era possibile infatti ge-stire progetti specifici per quanti fossero in carico ai servizi specialistici come Ser.T. e NOA con strumenti specifici per un’utenza che incrociasse l’uso di sostanze con eventuali invalidità fisiche, in particolare AIDS ed epatite. Ora questo tipo di utenza ricade sui servizi generici di inserimento lavorativo.

Ai servizi come il SISL viene richiesto un ruolo anche di regia rispetto al percorso della persona disabile in campo, si ri-chiede che l’operatore della mediazione diventi anche una sorta di case manager, in grado di indirizzare anche l’azione di altri servizi e l’utente verso i molti soggetti in gioco. Un ruolo che però non trova una sua collocazione formale ed è spesso causa di ulteriori malintesi.

Una situazione particolarmente delicata è quella che riguarda l’attività di orientamento e counseling; allo stato attuale ci si trova di fronte a molti enti e servizi, pubblici e privati, che somministrano pacchetti di incontri volti ad effettuare un bilancio delle competenze e un ri-orientamento al mercato del lavoro. Spesso, però, l’azione si esaurisce lì. A servizi come il SISL arri-vano quindi utenti che hanno già svolto un’attività di counseling e che devono riprendere il percorso per la terza o quarta volta poiché non esiste una circolazione di informazioni tra tutti gli enti in gioco. E questo genera frustrazione e antagonismo da parte dell’utente nei confronti dell’operatore.

 

L’impatto della crisi economica sui servizi di inserimento lavorativo

Appendici


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